La mobilità è uno dei temi centrali, quando si parla di transizione energetica. Il motivo è duplice. Il settore dei trasporti è responsabile di circa un quarto del totale delle emissioni di CO2, almeno in Europa. Inoltre, gli spostamenti riguardano da vicino le nostre vite, per lavoro, per altre necessità o semplicemente per piacere. In particolare, la mobilità elettrica è diventata uno dei simboli della lotta al cambiamento climatico, perché rappresenta una scelta concreta capace di rendere il sistema dei trasporti più efficiente, integrato con le fonti rinnovabili e, in generale, più sostenibile.
Come spesso accade, quando le scelte trasformano anche cultura e abitudini, abbiamo anche a che fare con informazioni errate, le fake news sulle auto elettriche, e una inevitabile resistenza al nuovo. Il risultato è che il passaggio dai motori termici a quelli a batteria in alcuni casi viene ancora percepito come rischioso, poco conveniente o addirittura controproducente. Ma è così veramente?
Proviamo allora a sfatare i falsi miti sulle auto elettriche, anche perché le fake news a volte tendono a uscire dai confini del dibattito popolare, per trovare spazio anche su alcuni media. Dall’autocombustione (sembra un gioco di parole ma è una credenza) alla scarsa autonomia delle batterie, dal vero impatto ambientale alle ricariche ritenute difficili, se non impossibili. Vediamo insieme l’elenco completo di notizie infondate sulle auto elettriche, avvalendoci di dati reali!
Le auto elettriche prendono fuoco facilmente
Il primo timore, legato a fake news sulle auto elettriche, è la facilità con cui prenderebbero fuoco. Non esistono, però, dati che confermino questa paura. Anzi, diverse ricerche dimostrano tassi di incendio inferiori rispetto a quelli delle auto a motore endotermico. Queste ultime possono essere addirittura più pericolose, in seguito a un incidente, poiché la fuoriuscita del carburante potrebbe alimentare le fiamme in nuove direzioni.
Quella che è considerata il tallone d’Achille di un’auto elettrica, la batteria al litio, in realtà è sottoposta a rigorosi controlli di sicurezza prima della sua commercializzazione. Inoltre, la difficoltà di spegnimento di una batteria del genere è tale solo se non si conoscono i corretti protocolli di intervento. Ma ormai in tutto il mondo gli addetti al primo intervento, a cominciare dai Vigili del Fuoco, sono addestrati secondo un protocollo standard, pensato proprio per ridurre al minimo le conseguenze di una batteria in fiamme. Valutando, quindi, il tipo di combustione interna, il carburante e la temperatura che raggiunge parte della componentistica, il motore di un’auto “tradizionale” presenta sicuramente più criticità rispetto a quello elettrico.
Le batterie delle auto elettriche non si possono smaltire
Lo smaltimento delle batterie al litio delle auto elettriche è spesso considerato un problema, visto l’impatto ambientale delle componenti residue non recuperabili. Eppure, è proprio la presenza di materiali preziosi come cobalto, nichel, piombo, ferro, cadmio, manganese, rame e alluminio a rendere il riciclo e la trasformazione di gran parte di questi elementi un processo vantaggioso e allettante per gli operatori del settore.
I progressi della tecnologia, quindi, vanno decisamente in direzione del riciclo della maggior parte degli elementi, sia per ragioni economiche – è bene ripeterlo -, che per precise direttive europee: l’obiettivo è arrivare a recuperare oltre il 60% delle componenti entro il 2027 e oltre il 70% entro il 2030. Ad oggi le percentuali sono piuttosto discordanti; di sicuro il 5%, di cui si è letto negli ultimi anni, è una stima basata su vecchi dati e per questo inattendibile.
Inoltre, va sottolineato che già da tempo le batterie meno efficienti possono vivere una seconda vita, grazie a processi che consentono di riutilizzarle in sistemi di accumulo per impianti fotovoltaici. In definitiva, non è affatto vero che non si possano recuperare. Anzi, rappresentano dei piccoli tesori da valorizzare per assemblare nuove batterie o per nuovi dispositivi legati all’energia solare.
Non ci sono abbastanza colonnine di ricarica
Un altro falso mito da smentire è quello secondo cui non ci sono sufficienti colonnine di ricarica. Per rimanere in Italia, gli ultimi dati consentono di confrontare il numero di veicoli elettrici circolanti con le infrastrutture di ricarica a uso pubblico. Ebbene, mentre i primi sono oltre 260.000, le seconde sono più di 60.000. Si tratta di una proporzione che permette di affermare che il rapporto è decisamente ragionevole, considerando che la tendenza è in continua crescita, +27% nell’ultimo anno (settembre 2023 - settembre 2024). Senza poi contare che alle stazioni pubbliche vanno aggiunti tutti i punti di ricarica privati, le wallbox, come le stazioni condominiali, di singole abitazioni o aziendali.
L’autonomia di un’auto elettrica è limitata
Le dimensioni di una batteria (e quindi la sua capacità) e quelle di un’autovettura sono ovviamente collegate, secondo una proporzione che punta alle massime prestazioni. Un veicolo di piccole dimensioni ormai può arrivare a percorrere circa 300 km con una carica completa, mentre uno di medie dimensioni arriva quasi a 500 km. Si tratta di percorrenze che garantiscono assoluta tranquillità sia in città che fuori. Se poi vogliamo affrontare uno spostamento più lungo, per lavoro o vacanza, con un minimo di programmazione possiamo viaggiare senza pensieri. Infatti, esistono numerosi strumenti, come l’App E.ON Drive, che offrono la mappa completa dei punti di ricarica e la loro disponibilità in tempo reale.
Inoltre, è sempre bene sottolineare che lo stile di guida, la velocità, il tipo di percorso e le condizioni atmosferiche possono incidere sull’autonomia della batteria. Ma, a pensarci bene, questi fattori non incidono anche sull’autonomia di un veicolo tradizionale?
Una ricarica elettrica è molto più costosa di un pieno di carburante
Per fare un confronto sensato tra i costi di ricarica, elettrica o di carburante (il pieno), occorre valutare uno scenario realistico, che consideri tipo di veicolo, percorrenza annua e modalità di ricarica. Un’auto di piccole e medie dimensioni, che percorra circa 8.000-10.000 km all’anno, soprattutto in città, per lo stesso periodo costa più di 1.000 Euro in benzina e quasi 900 Euro se è diesel. Un’auto elettrica delle stesse dimensioni e con la stessa percorrenza costa, invece, circa 500 Euro “in bolletta”, se viene ricaricata con una wallbox domestica, e meno di 800 Euro, se ricaricata in colonnine pubbliche “lente” (circa 6-8 ore). Colonnine pubbliche veloci (circa 2 ore) e ultra veloci (meno di un’ora) hanno un costo dell’energia superiore: quasi 1.200 Euro all’anno le prime, circa 1.270 Euro le seconde.
Sebbene i dati siano indicativi - poiché è difficile stilare una tabella precisa considerando le numerose variabili in gioco - è comunque possibile affermare con certezza che i punti di ricarica domestici sono decisamente i più convenienti. Subito dopo vengono le stazioni pubbliche lente, che rimangono più vantaggiose rispetto a benzina e gasolio (per i diesel).
Un’auto elettrica è più inquinante di un’auto termica
L’impatto ambientale è un cavallo di battaglia di chi è convinto della superiorità delle auto termiche sulle elettriche. Veramente queste ultime sono più inquinanti?
No, e i dati confermano la bontà della scelta “elettrica”, se si hanno a cuore le sorti dell’atmosfera. Il falso mito del notevole impatto ambientale poggia sulle maggiori emissioni di gas serra prodotte durante una specifica fase del ciclo di vita dell’auto: la sua produzione, soprattutto per quanto riguarda l’estrazione dei materiali necessari per le batterie. Ma si tratta, appunto, soltanto di una fase specifica del ciclo di vita del veicolo. Per il resto, i vantaggi ambientali che si sperimentano durante l’utilizzo compensano ampiamente la CO2 emessa in origine.
Alla fine, infatti, considerando l’intero ciclo di vita, un’auto elettrica emette circa il 30% in meno di gas serra rispetto a un veicolo termico. E non è soltanto una questione legata al fatto che non vi è combustione, di per sé già rilevante (poiché si azzerano anche altri prodotti inquinanti responsabili delle polveri sottili), ma va considerato anche l’approvvigionamento. Infatti, l’energia elettrica di molte stazioni di ricarica proviene da fonti rinnovabili, come l’energia solare.
Un’auto elettrica è meno conveniente economicamente
Anche quando si parla di costi, le fake news sulle auto elettriche fanno leva solo su un aspetto, i prezzi di listino, senza considerare i costi complessivi che derivano dal possesso di un veicolo. Esiste, infatti, un indice chiamato TCO (Total Cost of Ownership), il costo totale per la proprietà, che applicato ai veicoli dimostra, invece, che quelli elettrici sono più convenienti di quelli termici.
Infatti, un veicolo elettrico nell’immediato ha un costo superiore alla media, compensato comunque dai numerosi sconti e agevolazioni delle concessionarie, ma nel lungo periodo rivela tutta la sua convenienza:
- Ricariche più economiche rispetto ai rifornimenti di benzina e gasolio; soprattutto se, come sottolineato, ci si affida a wallbox private, magari alimentate da impianti fotovoltaici.
- Tasse annuali agevolate (bolli auto).
- Parcheggi gratuiti e possibilità di transito nelle ZTL delle città.
- Manutenzione molto più economica, per la componentistica molto più semplice.
Le soluzioni E.ON per una mobilità green e consapevole
Smontare i falsi miti, non solo sulle auto elettriche, è fondamentale per promuovere una corretta informazione. Un futuro più sostenibile si costruisce infatti anche attraverso una maggiore consapevolezza nelle scelte energetiche e di mobilità.
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Far funzionare la nuova energia dipende da noi, it’s on us!
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