Il mondo del fotovoltaico nel 2025 si appresta a vivere un importante cambiamento. Lo scambio sul posto, una forma di autoconsumo e uno dei principali incentivi per i possessori di un impianto fotovoltaico, è destinato a finire e a essere sostituito da nuove modalità di incentivazione.
La volontà di abolirlo già era indicata nel Decreto Legislativo 199/2021 di attuazione della Direttiva RED II, l’atto che tracciava il percorso verso la transizione energetica. I passi successivi sono stati il Decreto Legge 181/2023, per la sicurezza energetica e la promozione delle fonti rinnovabili, e la Deliberazione 457/2024/R/efr del 5 novembre 2024 di ARERA, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente. Quest’ultima, in particolare, ha disposto e definito i primi passi per la graduale uscita dal regime di scambio sul posto per gli impianti gestiti in tale regime da 15 anni.
Si potrà continuare a massimizzare i vantaggi dell’energia solare attraverso:
- l’accesso al ritiro dedicato, RID;
- la partecipazione alle Comunità Energetiche Rinnovabili, CER;
- l’installazione di batterie di accumulo.
Senza escludere soluzioni miste, che combinano più alternative.
Se stai pensando di installare un impianto fotovoltaico, la fine del servizio di scambio sul posto è l’occasione giusta per scoprire tutte le nuove opportunità. Esistono soluzioni vantaggiose, semplici, smart e più sostenibili. Maggiore indipendenza e minore impatto ambientale sono il futuro dei modelli energetici! Facciamo, allora, il punto della situazione.
Cos’è lo scambio sul posto?
Lo scambio sul posto “è una particolare forma di autoconsumo in sito che consente di compensare l’energia elettrica prodotta e immessa in rete in un certo momento con quella prelevata e consumata in un momento differente da quello in cui avviene la produzione” (GSE, Gestore dei Servizi Energetici).
Si tratta di un servizio, gestito dal GSE, operativo dal 1 gennaio 2009, che ha favorito il passaggio dalla produzione di energia da fonti convenzionali alla produzione di energia con fonti rinnovabili. Per questo motivo va considerato come un incentivo; infatti, tra impianti privati e rete avviene uno scambio di energia, valorizzato grazie a un contributo economico. In sintesi: si ottengono dei contributi periodici che tengono conto dell’energia immessa e prelevata dalla rete, già pagata in bolletta.
Ma cosa significa, in pratica, scambio sul posto e come avviene la compensazione tra energia prodotta e immessa in rete e quella prelevata e consumata?
- La produzione di energia di un impianto fotovoltaico, l’autoproduzione, non è costante nell’arco della giornata. Ci sono orari in cui è sufficiente per i bisogni di un’abitazione o un edificio, così come ci sono orari in cui eccede tali bisogni. Ci sono poi fasce orarie in cui l’autoproduzione non è sufficiente, perché più bassa rispetto alle necessità o, addirittura, ferma.
- Quando l’autoproduzione eccede i bisogni, l’impianto immette in rete l’energia in più (non consumata).
- Quando l’autoproduzione è insufficiente, l’impianto preleva dalla rete l’energia necessaria.
- L’utente paga regolarmente al proprio fornitore l’energia prelevata e consumata.
- Il GSE con una formula specifica, che tiene conto della quantità di energia prelevata, del valore dell’energia immessa, degli oneri di sistema e dell’energia scambiata (la differenza tra le quantità immesse e prelevate), calcola il contributo da rimborsare all’utente.
Quest’ultimo, quindi, su base semestrale e annuale (conguagli), si ritrova a ricevere dei veri e propri accrediti che potrebbero essere assimilati a rimborsi sulle bollette già pagate. Poiché questi “rimborsi” sono proporzionali all’energia immessa nel corso dell’anno, è come se si “utilizzasse” l’energia prodotta e non autoconsumata. Per questo motivo, si parla anche di consumo virtuale e la stessa rete elettrica viene considerata una batteria di accumulo virtuale.
La fine dello scambio sul posto?
È fondamentale capire che la fine del servizio di scambio sul posto, non comporta la fine della remunerazione per l’energia immessa in rete. Cioè, non finisce la possibilità di immettere in rete l’energia in eccesso, prodotta dal proprio impianto e non consumata, e di prelevare quella di cui si ha bisogno in orari in cui l’autoproduzione non è sufficiente. A cambiare è il meccanismo di remunerazione. L’unico possibile, infatti, sarà il ritiro dedicato, RID.
Mentre lo scambio sul posto è una compensazione tra energia consumata e ceduta, il ritiro dedicato è una vendita diretta dell’energia immessa in rete. Ogni mese il GSE, l’acquirente dell’energia, pagherà all’utente il corrispettivo per le quantità immesse, con la garanzia di prezzi minimi aggiornati su base annua da ARERA o corrispondenti al prezzo zonale orario del mercato dell’energia.
È importante anche notare che il ritiro dedicato è una vera e propria vendita. Per questo i pagamenti mensili del GSE andranno a comporre le entrate dell’utente e dovranno essere inseriti nella dichiarazione dei redditi.
Con la fine dello scambio sul posto, cosa succederà agli impianti esistenti?
Dal 1 gennaio 2025 è iniziata la chiusura di alcune convenzioni di scambio sul posto già esistenti. Ecco il criterio, temporale, definito da ARERA ed utilizzato dal GSE.
- Le convenzioni in atto non possono essere rinnovate per un periodo superiore ai 15 anni.
- A far fede è la data di sottoscrizione della prima convenzione.
- Per le convenzioni che alla data del 31 dicembre 2024 abbiano già raggiunto i 15 anni, il regime di scambio sul posto termina.
Cosa significa? Qualche esempio può rendere tutto più chiaro.
Una convenzione scaduta (che ha “compiuto” 15 anni) a dicembre 2024 non potrà essere rinnovata. Una convenzione firmata per la prima volta a ottobre 2013 scadrà a ottobre 2028; fino ad allora rimarrà attiva ma poi non potrà essere rinnovata. Ci possono essere casi “limite” di convenzioni firmate alla fine del 2024 che dureranno fino alla fine del 2039.
Le convenzioni in essere nel nostro paese, fino allo scorso anno, erano più di 1.100.000. Di queste 67.000 sono scadute il 31 dicembre 2024, 76.000 scadranno nel corso del 2025.
Il ritiro dedicato sarà l’unica forma di ritiro ed immissione in rete dell’energia autoprodotta per tutti i nuovi impianti fotovoltaici e per quelli già esistenti. Il RID rappresenta, quindi, una scelta obbligata per la valorizzazione dell’energia eccedentaria rispetto all’autoconsumo immessa in rete. Ma esistono altre opzioni in cui l’autoproduzione da fonti rinnovabili viene valorizzata?
Le comunità energetiche come alternativa alla produzione individuale da fonti rinnovabili
Le CER, le Comunità Energetiche Rinnovabili, possono essere un’alternativa vantaggiosa rispetto all’autoconsumo individuale da fotovoltaico, non solo economicamente ma anche per il ridotto impatto ambientale e la grande spinta verso l'indipendenza energetica. Ad oggi, il modello delle CER costituisce, infatti, uno degli strumenti più efficaci per favorire la transizione energetica e, contemporaneamente, assicurare una produzione decentralizzata e, quindi, meno vulnerabile ad aumenti di prezzo o crisi energetiche.
Scopri come possiamo aiutarti nella scelta e nell’installazione di un impianto fotovoltaico con le nostre soluzioni per la casa, il condominio e l’azienda. Scopri anche come le CER sono ormai un modo nuovo per condividere l’energia prodotta da impianti a fonti rinnovabili. Possiamo supportarti dall’inizio alla fine del progetto: dalla costituzione all’attivazione della comunità energetica, spiegandoti tutti i vantaggi ambientali, economici e sociali. Ti affianchiamo per tutti gli adempimenti burocratici e per tutte le scelte sugli impianti e le configurazioni. Perché vogliamo aiutarti a produrre l’energia in autonomia e condividerla con chi ti sta vicino, generando valore per la tua comunità e per il tuo territorio.
Guidare la transizione energetica per noi significa mettere a disposizione competenza, professionalità e le migliori soluzioni tecnologiche. Gli strumenti li abbiamo. Far funzionare la nuova energia dipende da noi, it’s on us!
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