“Quello delle comunità energetiche è un grande esercizio di condivisione, non solo dell’energia elettrica, ma anche di un’idea basata sul risparmio, sull’efficienza e sulla sostenibilità”. Le parole di Leonardo Santi, Head of Regultory and Institutional Affairs di E.ON, sono chiare. Le Comunità Energetiche Rinnovabili, CER, rappresentano una notevole opportunità, a patto di coinvolgere anche gli operatori professionisti, perché le comunità “al netto di tutti gli sforzi di semplificazione che verranno fatti dal regolatore, restano oggetti complessi da maneggiare”. Ancora una volta viene affermato il principio per cui le grandi sfide devono passare attraverso competenze e professionalità. Altrimenti rischiano di rimanere buoni propositi.
L’incontro con Leonardo Santi, organizzato da Nuova Energia, ha visto anche la partecipazione di Michele Masulli, direttore dell’Area Energia presso l’Istituto per la Competitività. Puoi seguire l’intervista completa a questo link
Diversi sono stati i temi trattati; non solo il coinvolgimento degli operatori di mercato ma anche quello degli incentivi e del rapporto con il territorio e le sue comunità. Sullo sfondo il grande target ambientale, il contenimento dell’aumento dei prezzi dell’energia e l’affermazione di un ruolo attivo da parte dei cittadini: i consumatori devono trasformarsi in protagonisti, mentre la cultura della condivisione e della responsabilità individuale diventano centrali nel percorso di transizione ecologica.
Regole certe per il pieno coinvolgimento di tutti gli attori
Solo un quadro regolatorio completo e stabile potrebbe dare agli operatori le certezze necessarie per implementare le configurazioni delle CER…
Sicuramente il quadro regolatorio completo e stabile è il presupposto per qualsiasi decisione di investimento. E credo che questa sia la risposta che darebbe la quasi totalità degli operatori. Per questo motivo credo che, a livello normativo, sia molto importante passare dall’attuale fase sperimentale, che è stata utilissima per testare il disegno regolatorio, a una soluzione di regime, che potrà consentirà progettualità più ampie e differenziate.
Sappiamo che il Ministero è al lavoro e questo percorso va attuato senza ritardi. Anche quello della semplicità è un elemento centrale, se vogliamo promuovere uno sviluppo di queste realtà che sia consistente e incontri le aspettative del settore. Teniamo presente che i protagonisti e i fruitori delle Comunità Energetiche saranno principalmente i cittadini, che certamente sono poco propensi ad aderire a modelli complicati, di difficile accesso. Il quadro regolatorio di dettaglio e, soprattutto, la sua fase esecutiva dovranno quindi essere ispirati a criteri di semplicità, chiarezza ed efficienza.
A titolo di esempio, mi viene in mente la previsione sul cosiddetto scorporo in bolletta dell’energia condivisa, la quale introduce gradi di complessità che rischiano di frenare, anziché accelerare, lo sviluppo delle comunità. Il decreto di recepimento della Direttiva sulle rinnovabili introduce la possibilità per i clienti di richiedere al venditore di non fatturare all’interno della bolletta la quota di energia autoconsumata. Per quanto questo possa sembrare di semplice applicazione, nasconde in realtà numerose complicazioni rispetto alla possibilità di computare le partite fisiche di energia e alla gestione dei flussi informativi tra tutti i player del sistema elettrico coinvolti. E, in ragione delle complessità operative, la sua attuazione rischia di disorientare, anziché aiutare, il cliente finale nella comprensione del modello.
Resta comunque il fatto che le comunità energetiche, al netto degli sforzi di semplificazione che siamo certi il regolatore farà, restano degli oggetti complessi da maneggiare. Per questo, secondo noi, è imprescindibile il pieno coinvolgimento degli operatori del settore. In tal senso, resta da chiarire definitivamente il ruolo delle società di servizi energetici all’interno delle comunità. Noi pensiamo che questo ruolo non debba essere eccessivamente limitato e che sia necessario consentire loro un’ampia partecipazione in qualità di referenti, ovvero di responsabili della gestione dei flussi economici e della ripartizione degli incentivi.
Incentivi congrui per uno sviluppo armonico dei progetti
Altro tema cruciale è quello degli incentivi, che dovranno essere definiti in modo tale da garantire una redditività per tutte le comunità energetiche. Potrebbe essere opportuno che l’entità sia differenziata in base alla potenza degli impianti?
È fondamentale che il meccanismo di supporto presupponga un’analisi attenta degli economics delle iniziative, affinché venga assicurata una remunerazione tale da garantire un livello di redditività capace di attrarre i consumatori finali e consentire la realizzazione delle iniziative. L’aumento della taglia dovrebbe essere tenuto in considerazione: per ciascun impianto si passa dai 200 kW del meccanismo sperimentale al megawatt di quello definitivo. È verosimile che l’entità degli incentivi sia differenziata in base alla potenza degli impianti.
D’altra parte, un incentivo flat, indistinto rispetto alla taglia degli impianti, potrebbe avere come effetto collaterale quello di rendere economicamente più vantaggiosa la diffusione di comunità con impianti di grandi dimensioni, riducendo di fatto la possibilità di accesso agli incentivi per le configurazioni più piccole. In ogni caso, l’importante è che gli incentivi siano congrui rispetto alla necessità di favorire uno sviluppo consistente delle comunità e che siano definiti nei tempi attesi e in maniera stabile.
Dai sussidi alla partecipazione attiva
Non ultimo, risulta decisivo il dialogo con i territori e il rapporto con le comunità locali, per trasmettere la consapevolezza dei vantaggi e facilitare la creazione di CER.
A ben vedere, quello delle comunità energetiche è un grande esercizio di condivisione, non solo dell’energia elettrica, ma anche di un’idea basata sul risparmio, sull’efficienza e sulla sostenibilità. Noi di E.ON abbiamo assunto come fondamento della nostra visione strategica quello di dare un contributo per rendere il Paese più verde. Tutti i nostri sforzi sono orientati in questa direzione: vogliamo dare soluzioni sostenibili alle case, alle aziende, alle città intere.
C’è poi un’altra considerazione: le comunità in prospettiva sono un potente strumento di contrasto alla povertà energetica. Consentono di accedere in modo strutturale a energia a costi ridotti, anche superando la logica del sostegno economico sulla commodity, come quello dei cosiddetti bonus sociali, che rimangono necessari e bene ha fatto il governo a potenziarli, in un momento come questo. Tuttavia qui il tema è un altro. Si tratta di favorire un passaggio cruciale per il consumatore: abbandonare la logica del sussidio per assumere un ruolo attivo, da protagonista, nel processo energetico. In tutto questo i territori giocano un ruolo fondamentale, poiché possono agire come catalizzatori per lo sviluppo delle iniziative, favorendo l’aggregazione dei cittadini. Ma possono anche, e soprattutto, contribuire, insieme agli operatori del settore, alla diffusione della cultura della condivisione e della responsabilità individuale nel percorso di transizione ecologica.
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